Cardiologia Santa Maria Nuova, un intervento complesso con l’impiego di un’apparecchiatura innovativa ha permesso di salvare la vita a un paziente colpito da infarto complicato da shock cardiogeno. Si tratta di uno dei primi utilizzi in regione di questo tipo di metodica e il buon risultato è dovuto alla competenza dei sanitari e all’acquisto in urgenza di un’apparecchiatura all’avanguardia. Grande soddisfazione, a maggior ragione perché è una testimonianza dell’applicazione di tecnologie innovative e dell’ottimale trattamento dei pazienti, anche in un momento come quello post pandemia da COVID 19.
Il 9 luglio scorso all’Arcispedale di Reggio Emilia è stato eseguito un intervento complesso su un paziente colpito da infarto miocardico complicato da shock cardiogeno. Il paziente, 69 anni, dopo avere affrontato una delicata operazione di chirurgia vascolare ha presentato un esteso infarto miocardico acuto in conseguenza del quale è stato sottoposto a uno studio coronarografico in urgenza che ha messo in evidenza un’occlusione della coronaria sinistra che nutre la maggior parte del ventricolo sinistro. Si è proceduto, quindi, a ricanalizzazione del vaso mediante angioplastica e posizionamento di stent.
Nonostante la procedura sia stata condotta con tempi e tecnica ottimale il cuore non era più in grado di pompare sangue in circolo, determinando un’insufficiente perfusione dei tessuti periferici; questa situazione trovava la sua causa, oltre che nel danno miocardico legato all’infarto recente, anche alla presenza sulle altre arterie coronarie di restringimenti patologici (stenosi critiche) che limitavano l’afflusso di sangue al cuore. Era necessario, quindi, ottenere il massimo grado di rivascolarizzazione possibile per recuperare la forza contrattile del muscolo cardiaco intervenendo sulle residue stenosi coronariche. Il quadro di shock non permetteva, tuttavia, di avviare il paziente a intervento cardiochirurgico che avrebbe avuto un rischio proibitivo così come la procedura di rivascolarizzazione con angioplastica.
Per arrivare a stabilizzare il paziente, l’equipe dei cardiologi, guidata dal direttore della Cardiologia, Alessandro Navazio, in collaborazione con i colleghi della Rianimazione e della Chirurgia vascolare, hanno deciso di utilizzare un sistema innovativo di sostegno al circolo cardiaco e, grazie a questo, di sottoporlo a intervento di rivascolarizzazione. L’apparecchiatura utilizzata per questo tipo di nuova metodica si chiama Impella 4.0 e consiste in una pompa centrifuga di piccolissime dimensioni che viene posizionata attraverso l’arteria femorale, subito al di sopra della valvola aortica, per aumentare la quantità di sangue inviata ai tessuti periferici e risolvere lo stato di shock.
La strumentazione è stata acquistata in emergenza dall’Azienda Usl IRCCS di Reggio Emilia e il dottor Vincenzo Guiducci (responsabile del Laboratorio di Emodinamica), in collaborazione con il dottor Nicola Tusini (Direttore della Chirurgia Vascolare), ha posizionato il sistema di supporto meccanico grazie al quale il paziente ha recuperato buone condizioni emodinamiche arrivando a risolvere lo stato di shock cardiogeno, con conseguente possibilità di eseguire il completamento della rivascolarizzazione coronarica mediante altre due angioplastiche.
Dopo alcuni giorni il sistema di supporto al circolo è stato rimosso e si è potuto sottoporre il paziente al completamento dell’intervento di chirurgia vascolare che si è svolto senza complicanze.
Per tutto il periodo “critico, sia durante le procedure di rivascolarizzazione che durante il periodo in cui gli era stata posizionata l’apparecchiatura di sostegno al circolo, il paziente è sempre stato vigile e cosciente e si è alimentato autonomamente; ora sta meglio e sarà dimesso nei prossimi giorni, con un programma di presa in carico da parte della Cardiologia nell’Ambulatorio dello scompenso cardiaco.
“Un grazie enorme a coloro che hanno collaborato alla buona riuscita – sottolinea Navazio – frutto di un grande lavoro di gruppo, dello scambio tra specialisti e dei nuovi strumenti a disposizione”.
Nella foto, da sinistra: Vincenzo Guiducci, Alessandro Navazio, Roberto Martini (Rianimazione)