Ora in onda:
_______________



StartCup 2020: ecco come e dove nascono in Emilia-Romagna le idee che diventano nuove impreseSono Real Time OCM del team Parma San Chip (primo posto), seguito dal progetto K3RX del Cnr di Faenza (Ra) e da J.E.M. Tech, fondata da dottorandi delle Università di Parma e Verona, i tre vincitoridella StartCup Emilia-Romagna 2020. I vincitori sono stati annunciati al termine di un evento finale in cui i 10 team hanno presentato le proprie idee a una giuria composta da esperti e investitori. All’iniziativa sono intervenuti anche gli assessori regionali Vincenzo Colla (Sviluppo economico e Lavoro) e Paola Salomoni (Università e ricerca).

“Questa iniziativa è la dimostrazione che i giovani non solo cercano il lavoro, ma lo creano, realizzando nuovi prodotti, servizi e sistemi di produzione a elevato contenuto innovativo che guardano al futuro. E anche per questo, guardiamo a loro– affermano gli assessori regionali Colla e Salomoni– con estrema attenzione puntando a supportare concretamente quelle iniziative imprenditoriali frutto di creatività, innovazione, fattività di ricerca. La nascita di nuove imprese innovative è una condizione fondamentale per creare nuova e buona occupazione e per dare al sistema produttivo dell’Emilia-Romagna maggiore vitalità e attrattività. L’alta partecipazione alla competizione è la dimostrazione che, soprattutto tra i giovani, c’è voglia di contribuire alla crescita del tessuto imprenditoriale della nostra economia. StartCup è anche un appuntamento strategico per la ripartenza di un territorio che vuole ripartire puntando su innovazione, ricerca, autoimprenditorialità innovativa, green economy, tutti ingredienti che fanno parte integrante delle politiche regionali”.

La StartCup Emilia-Romagna è una competizione per idee d’impresa innovative organizzata da ART-ER e dalla Regione Emilia-Romagna, quale percorso per favorire la nascita di nuove imprese ad alto contenuto innovativo che ha coinvolto incubatori, associazioni industriali e pubbliche amministrazioni in tutta la regione.

Assieme ai tre vincitori (che si sono aggiudicati, nell’ordine, contributi da 10mila, 6mila e 4mila euro), la giuria ha selezionato altri due progetti che concorreranno al “Premio nazionale per l’Innovazione” in programma all’Università di Bologna dal 30 novembre al 4 dicembre.Si tratta di ZENIT Smart Polycrystals,  progetto di un team composto da ricercatori dell’Cnr-Istec di Faenza (Ra) per larealizzazione di materiali innovativi per sorgenti laser più efficienti, miniaturizzate e meno costose e di AgroMateriae, una startup accreditata all’Università di Modena e Reggio che si occupa della trasformazione in larga scala degli scarti agro-industriali in nuovi prodotti per l’industria della plastica.

L’edizione 2020, dedicata a progetti nei settori Life-sciences, ICT, Cleantech & Energy, Industrial, è stata supportata da Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, Iren Spa e dall’ATI composta dall’Ordine degli ingegneri delle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza.

I progetti dei vincitori
Il team vincitore è composto da Marco Cozzolino, Denise Pezzuoli e Leonardo Mattioli, amici dal tempo del liceo, poi laurea magistrale in Fisica all’Universita di Parma e dottorato di ricerca in Fisica all’Università di Genova e all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova per Marco e Denise, mentre Leonardo si è laureato in Automotive Engineering al Politecnico di Torino e da sei anni lavora in Inghilterra nel settore automobilistico e dei motori. Real-Time OCM è undispositivo integrabile e controllabile da remoto per l’analisi di lubrificanti in-situ e real-time per la manutenzione predittiva di macchinari.
Secondo classificato il progetto K3RX Ceramics Extraordinary:  si tratta diun nuovo materiale resistente a temperature estremamente alte da impiegare nel mercato aerospaziale, realizzato da un gruppo di ricercatori del CNR di Faenza (Ra).
Terzo posto
per il progetto J.E.M. Tech, innovativa tecnologia di imaging cardiaco per la valutazione della funzionalità meccanica del cuore in sala operatoria, sviluppata da un team di PHD delle Università di Parma e Verona.