Reggio Emilia e la sua Amministrazione comunale sono al lavoro per definire il volto futuro della città e della comunità che in essa vive, attraverso il nuovo Piano urbanistico generale (Pug). Oltre a un’analisi conoscitiva, si sono individuati i macro obiettivi, le linee strategiche e i principali campi di azione.
Piano urbanistico generale – Presentati i contenuti del Documento di sintesi“Il nuovo Piano urbanistico generale della città supera, nella prospettiva strategica e nel quadro normativo, il Piano strutturale comunale (Psc), misurandosi con le sfide, i bisogni e le nuove linee strategie emerse in questi anni recenti – ha detto il sindaco Luca Vecchi oggi alla stampa – Il Psc del 2010 ha introdotto temi di forte innovazione, scelte decisive, anche nette, ha portato con sé eccellenze e anche alcune criticità, come è nella logica delle cose. Il nuovo Pug, che verrà costruito con la città e, dalla sua approvazione, varrà 10 anni, pone sin da ora con nitidezza alcune scelte di fondo: la sostenibilità, la rigenerazione urbana come condizione generale e definitiva per tutti gli interventi urbanistici ed edilizi quale strumento di arresto del consumo di suolo, la cura della città.
“Questo momento è molto importante – ha aggiunto il sindaco – Il nuovo Piano prende forma in una fase di piena pandemia e di gestione quotidiana dell’emergenza, che vede coinvolta pesantemente anche l’Amministrazione comunale. E proprio in questo momento così difficile e delicato, la città sbaglierebbe se rinunciasse a pensare il proprio futuro, ricco già da oggi di sfide e domande che non solo la nostra realtà cittadina, ma la realtà globale ci pongono. Passata la pandemia, non dobbiamo farci prendere in contropiede, non dobbiamo essere impreparati sul futuro.
“Il Pug prevede al suo interno e dialoga necessariamente con altri Piani, più tematici e specifici, fra i quali il Piano urbano della mobilità sostenibile e il Piano di Comunità che si occupa di quartieri e welfare.
“E’ chiaro – ha concluso il sindaco Vecchi – che indicare quali obiettivi di fondo la cura della città e la rigenerazione urbana, significa contrapporsi ed escludere l’espansione. Non partiamo da zero: progetti e azioni di cura e rigenerazione dei luoghi e della comunità sono già ampiamente in corso o realizzati. Questi concetti e questo modo di operare vanno estesi e messi a sistema. Da qui le sfide individuate, come quella ecologica e nella neutralità climatica, assai impegnativa qui più che altrove, dato che Reggio Emilia non è una città inserita in un contesto alpino né è circondata da meravigliosi boschi spontanei: come sappiamo, a Reggio Emilia il clima e un’autostrada fra le più frequentate d’Europa incidono pesantemente in maniera negativa; ciò nonostante, siamo al quinto posto – proprio perché non partiamo da zero – nella recente classifica nazionale sull’Ecosistema urbano. Altre sfide decisive saranno la trasformazione digitale che deve diventare nostra peculiarità distintiva; l’attrattività non solo turistica ma economica e intesa parimenti come comunità ‘non respingente’, ma accogliente; la qualità della vita delle persone fragili, a cominciare da disabili e anziani; lo sviluppo ulteriore della a città cosiddetta ‘dei 15 minuti’ cioè con servizi e opportunità di vicinato, a portata di mano”.
“Da oggi, dopo una prima serie di incontri preliminari con Regione, Provincia, associazioni economiche e datoriali, sindacati, ordini professionali e altri soggetti di rappresentanza sociale, da cui è emerso il primo Documento di sintesi che presentiamo, si apre il confronto sul Pug con la città – ha spiegato il vicesindaco con delega a Rigenerazione urbana e Area vasta, Alex Pratissoli – Partiamo dall’analisi del quadro conoscitivo, con l’emersione dei punti di forza e di debolezza della nostra realtà, e dall’indicazione dei marco obiettivi e delle sfide. Il percorso di confronto, svolto con un metodo che riguarderà tutti i temi trattati, ci porterà alla definizione del Pug e alla sua assunzione da parte dell’Amministrazione.
“Il nuovo quadro normativo di riferimento – ha aggiunto Pratissoli – ci permette di attuare a pieno la volontà politica di cancellare la pesante eredità di espansioni previste dal vecchio Prg, che si era riflessa sul Psc: la nuova legge urbanistica consente ora di occuparsi soltanto di quel che già esiste. Questo ci permetterà di togliere il pregresso di potenziale espansione di 30 anni, rimasta inattuata. Qualora non siano stipulate le apposite convenzioni urbanistico-edilizie relative ai singoli interventi previsti, si cancellano i diritti edificatori. E va sottolineato che, dal 2014, l’Amministrazione non ha stipulato alcuna convenzione.
“Avremo così un nuovo Piano urbanistico generale che si occuperà effettivamente soltanto dell’esistente, includendo fra l’altro progetti ‘bandiera’, emblematici, quali la riqualificazione ecologica e fruitiva del Parco del Crostolo, il Chilometro Bianco ovvero una fascia boscata che protegga la città dall’autostrada del Sole e il Parco del Campovolo”.
Il vicesindaco ha poi illustrato in dettaglio i diversi obiettivi e sfide alla base del nuovo Pug.
COSA SI È FATTO – Il percorso era iniziato nel novembre dell’anno scorso, quando l’Amministrazione comunale aveva costituito l’Ufficio di Piano, per l’elaborazione del Piano urbanistico generale, nuovo strumento di pianificazione urbana previsto dalla legge regionale, che sostituirà gli attuali strumenti di pianificazione. Si è svolta, in questo periodo, una intensa attività di elaborazione e confronto sia interno all’Amministrazione comunale, fra i vari servizi e gli stessi amministratori, sia rivolta alla città, articolata in:
· oltre 100 incontri con portatori di interesse e associazioni;
· 6 tavoli di lavoro attivi con enti ambientali, sindacati, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste, ordini professioni, Regione e Provincia;
· 5 incontri con la Commissione consigliare competente.
L’esito di questa prima fase del lavoro è un Documento di sintesi, consultabile online sul sito www.comune.re.it/pug che offre una lettura critica del presente del territorio comunale di Reggio Emilia e del suo contesto ed invita alla riflessione su quale futuro intraprendere. Il documento contiene, in estrema sintesi:
· il quadro conoscitivo della città e la sua diagnosi al fine di valutarne punti di forza e debolezza;
· la conseguente individuazione dei principali macro obiettivi da perseguire nel Piano ed i rispettivi indicatori e target, misurabili e monitorabili, scelti a partire da quelli di Agenda 2030, che ci consentiranno di confermare o meno il raggiungimento di un determinato obiettivo;
· le prime linee strategiche da cui avviare l’elaborazione della Strategia per la Qualità urbana ed ecologico-ambientale del Pug.
Le grandi sfide globali e urbane rappresentano al contempo le principali minacce alla qualità della vita e i maggiori stimoli al cambiamento necessario: la condizione climatica, le trasformazioni nella composizione demografica, la crescita delle disuguaglianze, il rapporto tra tecnologia e lavoro, lo stato di salute e l‘attenzione ai beni comuni. La risposta è in una crescita che sia al contempo sostenibile e inclusiva.
La scelta degli indirizzi sui cui far lavorare il Pug, e dunque delle sfide che la città riconosce come maggiormente pressanti e urgenti per lo sviluppo, deve avvenire a partire da un quadro conoscitivo condiviso che individui i punti di forza e di debolezza della città e della sua comunità. E’ questo il senso di buona parte del lavoro svolto fino ad oggi, che viene consegnato come contributo alla discussione mettendo a disposizione da lunedì prossimo anche un secondo questionario (dopo quello “Reggio come stai?”) dal titolo “Reggio come ti immagini?” con l’obiettivo, appunto, di raccogliere proposte e contributi finalizzati proprio alla individuazione delle principali strategie per il futuro della città.
LE DELIBERAZIONI – Il primo atto deliberativo sul Pug è previsto con la ‘assunzione’ da parte della giunta comunale entro il primo semestre del 2021.
Successivamente all’assunzione sarà possibile presentare osservazioni al Piano, ed entro la fine del 2021 se ne prevede l’adozione in Consiglio comunale, mentre la definitiva approvazione è prevista per l’estate 2022.
DUE OBIETTIVI MACRO: RIGENERAZIONE URBANA E CURA DELLA CITTÀ – Il Pug persegue due macro obiettivi che sono divenuti col tempo trasversali a tutte le politiche dell’Amministrazione comunale: la rigenerazione urbana e la cura della città.
· La Rigenerazione urbana è oggi intesa non come alternativa, ma unica opportunità per far crescere e rinnovare la città rigenerando se stessa, attraverso la valorizzazione delle proprie eccellenze, l’attrattività di nuove funzioni e competenze, l’approccio pragmatico e sfidante sulle principali criticità a partire da quelle ambientali e climatiche. A tal fine vengono individuati nel Piano gli ambiti prioritari da rigenerare e identificati, come ossatura portante della città, le infrastrutture verdi, blu e grigie: la rete delle infrastrutture della mobilità; il sistema ambientale (aree verdi, corridoi ecologici, reticolo idrografico); la rete dei servizi pubblici e privati.
· La Cura della città e della comunità è invece intesa come gestione e qualificazione della Città pubblica. Reggio Emilia è dotata di grandi quantità di standard e la nuova sfida è qualificare, rendere efficienti, accessibili e polifunzionali le dotazioni esistenti prima ancora di crearne di nuove. Ma è anche la cura della comunità, dei suoi bisogni e aspettative.
· Un approccio, dunque, innovativo: la città deve essere in grado di crescere scindendo definitivamente il binomio sviluppo-consumo.
TRE GRANDI SFIDE: NEUTRALITÀ CLIMATICA, BENI COMUNI, ATTRATTIVITÀ – Le sfide definiscono il senso e le priorità per la crescita della città. Rappresentano cioè le direttrici di sviluppo da perseguire al fine di raggiungere i due obiettivi di rigenerazione e cura che si pone il Piano.
NEUTRALITÀ CLIMATICA – Nel Pug servono scelte nette e coraggiose, nel segno della neutralità climatica e della sostenibilità. Occorre uno sforzo straordinario e condiviso per costruire un futuro sostenibile del nostro territorio e della sua comunità, che includa e vada oltre l’ambiente e lo stesso clima. La Sostenibilità sarà infatti l’elemento distintivo tra Paesi ed economie avanzati e Paesi ed economie agganciati a modelli di sviluppo obsoleti, basati su alti consumi, fonti fossili, bilanci economici e sociali che non considerano la variabile ambientale fra quelle strategiche. Il contributo del Piano, in tal senso, si declina attraverso obiettivi più stringenti rispetto a quelli imposti a livello nazionale sulla riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza energetica, l’uso di fonti rinnovabili e il consumo di suolo.
Rigenerazione versus consumo di suolo – La nostra città è passata, dal 2001 al 2011, dal 17% di territorio urbanizzato al 20,7% (+3,7%).
Lo sfitto è pari a solo il 3,7% delle unità immobiliari ovvero circa 3.000 alloggi concentrati nel Centro storico e nelle frazioni al confine del territorio comunale a nord, sud e ovest.
Il residuo relativo a Piani convenzionati è, inoltre, ancora pari 730 alloggi, nonostante non sia stato approvato nessun nuovo piano residenziale dopo il 2015.
Scegliere di investire sulla neutralità climatica, a partire da questi dati, significa non poter scendere a compromessi con il consumo di suolo. Con il nuovo Piano si rafforzano le scelte di questi ultimi cinque anni e si decide di investire in maniera esclusiva sul riuso degli spazi esistenti. Non possono, infatti, coesistere strategie di rigenerazione urbana e nuove previsioni di espansione nel rurale.
La riduzione del consumo di suolo è al contempo condizione necessaria, e non solo conseguenza, della rigenerazione urbana.
Una della principali novità introdotte dal Pug sarà rappresentata dalla definitiva cancellazione dell’eredità urbanistica degli ultimi trent’anni, in termini di nuove aree potenzialmente urbanizzabili in territorio agricolo, esterne cioè al territorio urbanizzato.
Il superamento di “diritti edificatori”, più o meno esplicitati, consente finalmente di poter avviare politiche di rigenerazione urbana non come alternativa, ma come unica opportunità per lo sviluppo della città.
La facoltà concessa dalla legge urbanistica regionale del consumo di suolo massimo pari al 3% del territorio urbanizzato entro il 2050 verrà preservata esclusivamente per funzioni produttive e terziarie, ad alta occupabilità e valore aggiunto, a confine con il territorio urbanizzato.
Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici – Al Pug, in maniera coerente e armonizzata con altri strumenti dell’Amministrazione più specifici sul tema, viene assegnato il compito di individuare le azioni da mettere in campo e le dotazioni ecologico ambientali necessarie per contribuire a ridurre del 55% le emissioni di CO2 al 2030, fino a raggiungere la neutralità climatica al 2050.
La nostra città si posiziona entro un contesto fra i più dinamici in Europa dal punto di vista economico e sociale, ma anche fra i più inquinati. I giorni annui di superamento dei limiti di Pm10 sono stati 53 nel 2019, mentre la vulnerabilità alle ondate di calore riguarda il 32% territorio urbanizzato pari a 95.000 abitanti.
Al contempo registriamo dati molto positivi sulla raccolta differenziata pari ad oltre l’83%, sul verde per abitante pari a 57,4 metri quadrati, ovvero più del doppio del valore richiesto dalla Regione e sulla dotazione arborea pari a 450mila alberi di cui 73mila in aree pubbliche (pari a 0,4 alberi/abitante).
Il Piano deve creare le condizioni affinché, fin da subito, azioni concrete per la mitigazione dei cambiamenti climatici si trasformino in opportunità di incremento della biodiversità del territorio. Per la difesa dalle ondate di calore, ad esempio, si prevede:
– l’aumento della dotazione arborea ad 1 albero/abitante entro il 2030 grazie alla piantumazione su area pubblica di oltre 100.000 nuovi alberi;
– la risistemazione naturalistica dei corridoi fluviali del Crostolo, Rodano, Modolena;
– soprattutto la creazione di corridoi ecologici continui, anche nel territorio urbanizzato, attraverso la messa in rete dei parchi urbani e del verde privato nonché la salvaguardia dal consumo di suolo dei cunei verdi per riconnettere la città al territorio rurale.
Su un altro versante, la difesa dalle alluvioni impone interventi urgenti di riduzione dell’impermeabilizzazione dei suoli, l’uso diffuso di tetti verdi, nonché una gestione integrata più efficiente delle acque meteoriche.
I progetti strategici pensati per accelerare i processi di mitigazione e adattamento climatico sono invece rappresentati da:
– la riqualificazione ecologica e fruitiva del tratto urbano del Crostolo;
– la realizzazione Parco del Campovolo come nuovo parco urbano dalla grande potenzialità ecologica a nord della città grazie alla piantumazione di oltre 25.000 alberi e 78 nuovi ettari di verde pubblico;
– la realizzazione del Km Bianco, ovvero una fascia boscata a cintura dell’autostrada per la compensazione delle emissioni di CO2 provocate dal passaggio degli autoveicoli.
Riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio – Per quanto attiene l’edilizia, larga parte del costruito dovrà essere soggetta ad una riqualificazione energetica e sismica spinta. Oggi, infatti, oltre il 75% degli edifici risale a prima della Legge 10 del 1991 e l’82% ha criteri sismici non attuali.
Il Piano incentiverà le dinamiche edilizie già presenti in termini di riqualificazione del patrimonio costruito, al fine di ridurre drasticamente il fabbisogno energetico, migliorare il comfort ed indirettamente preservare il valore patrimoniale e sociale del tessuto edilizio residenziale esistente.
L’obiettivo è aumentare il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare almeno al 2% (corrispondente anche all’obiettivo dell’Agenda 2030) contro l’attuale 1,5%, aumentando al contempo del 30% l’efficienza energetica complessiva rispetto al 1990 e, grazie alla diffusione delle comunità energetiche, del 7% le energie rinnovabili nel mix energetico.
Mobilità sostenibile e città “dei 15 minuti” – L’obiettivo è “riconquistare le brevi distanze” come elemento chiave della rigenerazione urbana, per avere ciò che serve alla vita quotidiana ad una distanza sostenibile, ovvero percorribile entro i 15 minuti, con mezzi alternativi all’auto privata.
Oggi, oltre il 62% della popolazione abita la città dei 15 minuti, calcolata considerando circa 800 metri a piedi per raggiungere i servizi essenziali (quelli sanitari, l’istruzione 0-6 anni, il verde pubblico ed un esercizio commerciale alimentare) oltre ad almeno un presidio di comunità come luoghi di culto, biblioteche, centri sociali.
L’obiettivo del Piano è incrementare ad almeno il 75% entro il 2030 la popolazione inclusa nella città dei 15 minuti.
Il Pug persegue, in generale, una strategia di totale integrazione tra la pianificazione urbanistica e la pianificazione della Mobilità attraverso il coordinamento in tutte le fasi di formazione e gestione del Pug con il nuovo Piano urbano della Mobilità sostenibile (Pums) del Comune di Reggio Emilia.
A partire dal progetto strategico di mandato corrispondente alla Tranvia Mancasale-Rivalta come connessione rapida e sostenibile casa-servizi-lavoro e alla realizzazione di circa 30 chilometri di nuove superciclabili, in sede propria, per il collegamento veloce dei quartieri e frazioni esterne alla città storica.
Tra gli obiettivi indicati dal Piano vi è anche il completamento del sistema infrastrutturale principale: la chiusura dell’Anello delle tangenziali; il completamento della Via Emilia bis verso il casello di Campegine; la nuova Via Emilia bis verso ovest, tangenziale a Masone e Bagno; la nuova complanare di via Gramsci a servizio della nuova Arena, dello Stadio e della Stazione Av Mediopadana; la quarta corsia A1 e il nuovo casello Reggio Est; le tangenziali di Rivalta e Fogliano.
Nella nuova logica di mobilità per l’accessibilità sostenibile, centrali nel progetto urbano, risultano infine le due grandi porte di accesso alla città ovvero la Stazione storica come asset anche per la rigenerazione del quartiere stazione e santa croce, e la Stazione AV da potenziare in termini di nuovi servizi per l’area vasta.
Agricoltura sostenibile e tutela storica – Il contributo in termini di sostenibilità richiesto all’agricoltura parte da una duplice lettura del territorio rurale: la tutela storica e paesaggistica da un lato e il sostegno e promozione delle produzioni agricole di eccellenza dall’altro.
Interventi edilizi diretti nel tempo hanno generato conflittualità con le attività agricole, il paesaggio ed un elevato impatto ambientale in termini di mobilità, gestione delle acque, consumo di suolo; criticità sono state indotte inoltre da interventi di riuso del patrimonio edilizio e di nuovo insediamento per esigenze della produzione agricola spesso indifferenti al contesto paesaggistico e ad un dialogo con la tradizione.
Il Piano, rispetto alle funzioni residenziali in territorio rurale, esclude ogni possibilità di nuove urbanizzazioni, incentivando al contempo il recupero del patrimonio esistente attraverso l’utilizzo dell’intero volume e la definizione di un numero adeguato di unità immobiliari per rendere sostenibile, al contempo, l’investimento e l’impatto sul territorio.
Si è per altro consolidata una forte economia agricola composta da oltre 1.000 aziende e allevamenti di cui quasi la metà di dimensione inferiore ai 5 ettari concentrate soprattutto in periurbano. Molte di queste imprese non solo producono, ma trasformano e vendono beni e servizi in un processo di progressiva multifunzionalità delle aziende agricole che ricomprende attività ricettive, didattiche e commerciali.
Obiettivo del Piano è declinare su scala locale la strategia del Farm to Fork promossa con il Green Deal europeo che mira a rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente. Ad essi è infatti attribuito quasi un terzo delle emissioni globali di gas serra, consumano grandi quantità di risorse naturali, causano la perdita di biodiversità e impatti negativi sulla salute e non consentono un equo ritorno economico per i produttori primari.
L’obiettivo del Piano deve essere allora quello di fare della sostenibilità un fattore competitivo per l’agricoltura, aumentando dal 12% al 25% la Superficie agricola utilizzata (Sau) biologica, riducendo al contempo del 30% i prodotti fitosanitari e fertilizzanti.
Considerati rilevanti, anche nel sistema agricolo, la ricettività e la vendita di prodotti a Chilometro zero. Il progetto simbolo è rappresentato dalla candidatura di una vasta zona a sud del centro abitato al Mab Unesco, al fine di valorizzarne la dimensione paesaggistica nel rispetto delle produzioni tipiche insediate.
Infine, un ulteriore salto di qualità atteso, è quello di uniformare e, per quanto possibile anticipare, le previsioni della nuova programmazione europea sul Piano strutturale rurale (Psr) in modo tale da mettere nelle condizioni la pianificazione urbanistica di accompagnare gli investimenti comunitari.
BENI COMUNI E CITTÀ PUBBLICA – La seconda sfida è rappresentata dalla gestione e qualificazione dei Beni comuni, ovvero quei beni che concorrono ad innalzare il livello di qualità di vita di una determinata comunità: la salute pubblica, gli spazi comuni, le reti infra e info-strutturali, ma anche i tanti servizi territoriali dai trasporti alla gestione dei rifiuti.
Cambia sia il modello di città, riorientato verso la rigenerazione, sia la sua popolazione che non cresce più da ormai 10 anni, vede ridursi di quasi il 5% la popolazione straniera e contemporaneamente invecchia (+10% della popolazione over 80 e -20% quella under 6), mentre le famiglie monopersonali sono oggi il 36%.
Il Pug prevede, per costruire risposte di welfare e partecipazione, il Piano di Comunità, costruito a più mani dai servizi del Comune come esito dei cinque anni di lavoro dei Laboratori di quartiere, dei Poli sociali e delle attività associative presenti sul territorio, una evoluzione naturale del precedente Piano dei servizi.
Fra i beni comuni, il Diritto all’abitare diviene sempre più cruciale nel garantire un futuro solidale e inclusivo. E’ necessario delineare nuove strategie finalizzate a:
– sviluppare una nuova fase di investimenti pubblici per la rigenerazione dei quartieri popolari e l’ampliamento dell’offerta sia di Erp che di Ers;
– dare risposta ad una nuova domanda abitativa collegata alle modifiche demografiche e sociali, nonché a nuove opportunità offerte dalla città (università);
– confermare le aree private non attuate dello 005 da destinare ad Ers avendo però cura di condividere una definizione economica e tecnica di Ers non interpretabile da parte del privato;
– definire una quota minima di Ers in tutte le nuove grandi trasformazioni della città esistente non inferiore al 30% della superficie destinata ad edilizia privata e dunque superiore alle previsioni della Legge urbanistica regionale.
ATTRATTIVITÀ – La terza sfida è rappresentata dall’Attrattività come elemento chiave per una politica urbana che vuole favorire la promozione di investimenti sul territorio, quale fattore abilitante per uno sviluppo sostenibile coerente con gli obiettivi del Green New Deal europeo.
Le azioni da intraprendere, a tal fine, sono molteplici a partire dal ruolo del Commercio urbano e del turismo.
Il Piano dovrà stimolare la nascita di mix di funzioni lavorando sulla qualificazione dell’esistente, a partire dallo spazio pubblico, e sulla accessibilità delle funzioni commerciali di vicinato.
E inoltre, sulla riduzione della distanza fra quanto pianificato al fine di rispondere al reale fabbisogno della città e quanto richiesto dagli operatori di mercato. Permane infatti una carenza su alcuni generi specialistici del non alimentare la cui risposta potrà essere ricercata in maniera mirata e funzionale ai processi di rigenerazione urbana.
Per quanto riguarda i Centri commerciali: si esclude la possibilità di realizzare nuove gallerie di commercio di vicinato fuori dal centro storico. Tali funzioni rappresentano infatti il principale competitor dell’offerta commerciale del centro cittadino.
Infine, si sceglie l’esclusione delle attività di impresa afferenti al commercio fra quelle ammesse sia alla presentazione di Accordi operativi fuori dal Territorio urbanizzato sia ad interventi di ampliamento, sempre in territorio agricolo.
In tema di Attrazione turistica, il Piano si pone l’obiettivo di raddoppiare le presenze turistiche entro il 2030. Questo significa, da un lato, potenziare e ripensare la ricettività, dall’altro valorizzare e mettere in rete i principali magneti dell’attrattività turistica: dal Centro Internazionale Malaguzzi all’Arena campovolo, dalla Collezione Maramotti alla Reggia di Rivalta, dai Musei e Centro storico all’enograstronomia diffusa e alle ciclovie in territorio rurale.
Sempre nell’ottica dell’attrattività, le Attività produttive devono poter usufruire di luoghi ad esse dedicati, facilmente accessibili, sicuri, efficienti, attraverso il rinnovo e qualificazione dei comparti produttivi storici da un lato e dall’altro definendo meccanismi flessibili di sostegno e incentivo all’insediamento di tipologie innovative di produzione di beni e servizi, superando la rigida distinzione urbanistica tra funzione terziario-direzionale e produttiva.
In un contesto economico dinamico, quale quello dell’Emilia occidentale, il Piano deve essere in grado di parlare il linguaggio dell’impresa: rispettarne i tempi e assecondarne le esigenze. Con questo approccio, la lettura del territorio, ha portato alla suddivisione del sistema produttivo in tre macrocategorie.
1) Per quanto attiene i poli produttivi specializzati (che rappresentano 1/3 della superficie complessiva destinata alla produzione), l’obiettivo è quello di replicare le esperienze positive realizzate nel Parco Industriale di Mancasale (dove un’impresa su cinque dal 2016 al 2019 ha ammodernato il proprio stabilimento) e nel Villaggio Industriale Crostolo, sia in termini di opere pubbliche che di normativa edilizia, ai Poli di Prato-Gavassa, della Zona annonaria e Corte Tegge. L’obiettivo è quello di mettere nelle condizioni le aziende insediate di:
– migliorare gli spazi di lavoro e di vita riqualificando gli edifici produttivi dal punto di vista funzionale, energetico e sismico portando il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare produttivo almeno al 2,3% (ovvero l’attuale dato di Mancasale);
– arricchendo la dotazione dei servizi presenti per le imprese e i lavoratori;
– riqualificando lo spazio pubblico;
– potenziando la sicurezza e le infrastrutture per l’accessibilità e la connettività.
Ulteriore finalità del Piano è quella di attrarre nuovi investimenti, in particolar modo su attività e settori ad elevato valore aggiunto ed alta occupabilità. La rapidità dei procedimenti edilizi ha, per tali contesti, un valore rilevante che occorre tenere in considerazione.
2) Per quanto attiene gli ambiti produttivi polifunzionali diffusi, la priorità è rappresentata dalla massima flessibilità nei cambi di destinazione d’uso, garantendo al contempo il rispetto di elevati standard ambientali e la tutela degli ambiti non omogenei confinanti in particolar modo sulle matrici rumore, traffico ed aria.
3) Per quanto attiene le Attività produttive in Zona agricola, se ne conferma la disciplina speciale discendente dal Psc in termini di pianificazione e prescrizioni in particolare modo relativamente alla riduzione dell’impatto ambientale e paesaggistico, escludendo la possibilità di ulteriori significativi ampliamenti.
L’attrattività del territorio passa altresì dai Poli di eccellenza della città, ovvero quei luoghi significativi che rappresentano i motori per uno sviluppo di qualità.
Il Piano avrà il compito di rafforzare ulteriormente sia le politiche di crescita e sostegno dei Poli sia, soprattutto, la messa in rete degli stessi avvicinandone le distanze temporali e favorendone la relazione con il resto della città.
Il riferimento ai Poli è, in prima battuta, alle previsioni di Psc ampliate dalle recenti dinamiche di investimento pubblico e privato su alcuni ambiti specifici del territorio, ovvero:
– l’Area nord: il Parco Industriale di Mancasale; la stazione Av Mediopadana e il casello dell’Autostrada; via Gramsci; lo Stadio; Rcf Arena e il Parco del Campovolo;
– il Centro Internazionale Loris Malaguzzi e il Parco Innovazione esteso a tutta l’Area Reggiane con le seguenti vocazioni: il 4° Polo universitario sul digitale; nuove aziende ed enti afferenti all’Economia circolare; nuove imprese impegnate nell’Industria culturale e creativa; ulteriore sviluppo del Polo della Meccatronica;
– il Campus universitario San Lazzaro e le sedi universitarie Unimore nella città storica;
– l’Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova;
– la Città storica.
SI ESTENDE LA CITTÀ STORICA – Per quanto attiene il centro storico, l’importante innovazione introdotta dal Psc, che ha superato il concetto di centro storico proponendo quello di città storica, viene ulteriormente dilatata dal Pug ricomprendendo, oltre ai tessuti prevalentemente residenziali immediatamente confinanti con il centro storico, anche tutte quelle polarità – esistenti e potenziali – che con il centro presentano strette relazioni ed analogie: il Polo scolastico di via Makallè, viale IV Novembre e la Zona Stazione, Santa Croce esterna, l’ambito di riqualificazione del Cap-Mapre.
Il centro storico, assume dunque il ruolo di grande attrattore d’area vasta per aumentare la visibilità del sistema città-territorio e delle sue opportunità. Esso viene messo letteralmente “al centro” delle politiche di sviluppo locale, non solo come patrimonio identitario e culturale da valorizzare in un ottica di marketing territoriale, ma soprattutto come sistema economico integrato, fatto di prodotti e servizi.
A tal fine, il Piano intende proseguire nella logica di liberalizzazione degli usi insediabili e accelerazione dei processi amministrativi, con l’obiettivo di favorire la qualificazione delle funzioni insediate e l’attrazione di nuove, in particolar modo collegate alla residenza, al commercio, ai servizi alle persone e alle imprese.
Occorre infatti riconoscere al centro storico dinamiche edilizie uniche rispetto al resto della città: ogni anno vengono recuperati l’1,8% degli immobili contro l’1,5% del resto del territorio comunale. Al contempo però la percentuale dello sfitto è ancora superiore alla media comunale (5% contro il 3,5%) a dimostrazione di un potenziale non completamente espresso in termini soprattutto di funzioni residenziali (i residenti in centro storico sono cresciuti solo del 2% dal 2001-2019 contro il 21% dell’intero comune).
Inoltre, occorre investire nel mantenere le funzioni già insediate e attrarne di nuove a partire da quelle terziarie (sono insediati in centro oltre mille imprese, 2.000 dipendenti pubblici e oltre 900 attività commerciali) e scolastiche (in centro sono presenti, comprendendo l’ultimo investimento dell’università al Seminario, oltre 6.800 studenti).
Infine, particolarmente interessanti, per ospitare funzioni di interesse pubblico, risultano alcuni ambiti del centro che il Piano individua come da rigenerare e rifunzionalizzare:
· Galleria Mercato coperto da ripensare in chiave di vetrina delle eccellenze alimentari del territorio;
· immobili non in uso dell’ex Caserma Zucchi e dell’ex locale Adrenaline per nuovi spazi funzionali all’educazione e alla città pubblica;
· l’ex Opg ed ex Omni per funzioni a servizio e residenziali;
· i Poliambulatori di viale Monte San Michele;
· le ex carceri di San Tommaso;
· l’ex Intendenza di Finanza.
Ulteriore scelta del Piano è quella di investire fortemente sul partenariato pubblico-privato. In centro storico questo strumento ha già avuto in passato ottimi risultati che per essere rilanciati necessitano di un Piano finanziato, ovvero di uno strumento urbanistico a cui si accompagnano misure finanziate a cadenza regolare, ad esempio, per la riqualificazione delle facciate degli immobili privati su pubblica via, la realizzazione di dehors, l’abbattimento di barriere architettoniche, ed altro ancora.
Per quanto attiene l’investimento pubblico, verrà concentrato nell’attuazione delle previsioni del Piano strategico del Centro storico, nel completamento della Riqualificazione del sistema delle Piazze, nella Cura dello spazio pubblico e nel garantire una maggiore continuità di eventi durante l’anno.
Elemento di novità introdotto dal Piano è infine la necessità di un potenziamento della rete ecologica anche nella città storica, a contrasto dell’Isola di calore, e per garantire una continuità dei sistemi ambientali del territorio.
GESTIONE DEL PIANO: TECNOLOGIA E LEGALITÀ – Al Piano compete uno sforzo innovativo non solo in termini progettuali e strategici, ma anche metodologici e gestionali. Due sono gli elementi cardine per la successiva gestione del Piano.
Il Piano deve assumere fra le priorità, quella della Semplificazione delle procedure intesa non come banalizzazione delle norme, ma come accelerazione dei processi. In particolare, vi è la necessità di procedere ulteriormente nella completa digitalizzazione dei processi di ricevimento e restituzione delle richieste di intervento edilizio, per ridurre i tempi e i costi.
Inoltre il grande investimento realizzato in questi anni in termini di conoscenza, cultura della legalità, protocolli e strumentazione concreta per affrontare il rischio delle infiltrazioni mafiose, rappresenta un patrimonio straordinario che il Piano deve mette in valore e rinnovare ulteriormente.
Sono tre, in particolare, le azioni da sviluppare in accordo con la Prefettura e la Provincia che si intende mettere in campo:
– applicare l’informativa antimafia ad una casistica di interventi ancora più ampia rispetto a quella attuale, già particolarmente restrittiva se confrontata con la Legge regionale, ricomprendendo tutte le manutenzioni straordinarie indipendentemente dall’importo delle opere;
– controllare con informativa antimafia i passaggi di intestazione dei titoli edilizi;
– diffondere l’utilizzo del marchio white list come condizione per addivenire ad Accordi operativi ed interventi rilevanti sulla città.