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Maltrattamenti in famiglia: condannato, finisce in manette 66enne di Rolo
Foto di 4711018 da Pixabay

Tra il 2007 e l’agosto del 2015 ha dovuto subire dal marito una serie di comportamenti di prevaricazione fisica, venendo picchiata anche in presenza dei figli e minacciata con un coltello, privata del danaro che guadagnava, specie dopo che il marito aveva perso il lavoro. Per queste gravi condotte maltrattanti, in conseguenza delle quali era anche finita in ospedale per le lesioni riportate, una 59enne abitante a Rolo si era rivolta ai carabinieri di Fabbrico denunciando il marito e separandosi dallo stesso.

Quindi l’iter processuale con l’uomo che il 3 marzo 2019, il giorno prima del processo, aveva dato in escandescenze: tra urla e minacce, aveva minacciato di darsi fuoco, tenendo col fiato sospeso carabinieri, operatori sanitari e alcuni residenti del palazzo in cui viveva per quasi tre ore. Poi si era arreso venendo sottoposto al provvedimento del trattamento sanitario obbligatorio. Il 9 luglio dell’anno scorso l’uomo, un 66enne residente a Rolo, è stato condannato dal Tribunale di Reggio Emilia a 2 anni e 2 mesi di reclusione per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. La sentenza divenuta esecutiva ha visto l’ufficio esecuzioni penali della Procura reggiana emettere a carico dell’uomo un ordine di carcerazione per l’esecuzione della condanna che l’altro ieri è stato eseguito dai carabinieri della Stazzone di fabbrico che, rintracciato l’uomo, ora 66enne, vi hanno dato esecuzione arrestando l’uomo, condotto al termine delle formalità di rito a disposizione della procura reggiana.

Si è quindi concluso un primo processo a suo carico che vedrà l’uomo essere chiamato sul banco degli imputati anche nel prossimo futuro. Infatti dopo la separazione con la moglie avvenuta nel 2015, tra febbraio e maggio del 2018 aveva iniziato ad avere una serie di condotte persecutorie e maltrattanti nei confronti dell’ex moglie concretizzatesi con insulti e minacce di morte proferite anche davanti alla figlia, in violenza fisiche (dopo averle dato un pugno in testa le lanciava un sasso che fortunatamente non colpiva la donna grazie alla sua prontezza di riflessi) e pedinamenti che hanno visto la donna costretta a cambiare anche le abitudini di vita per paura che potesse succederle qualcosa. Per questi motivi al 66enne era stato imposto il divieto di avvicinamento. Misura che tuttavia non era bastata per arginare la condotta persecutoria tanto che l’uomo era finito in manette in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari.  Sebbene infatti il Tribunale di Reggio Emilia a maggio del 2018 gli avesse imposto il divieto di avvicinamento all’ex moglie e alla stessa abitazione nonché ad ogni luogo frequentato dalla donna, una 56enne abitante Reggiolo, l’uomo aveva violato in maniera reiterata il provvedimento continuando a perseguitare l’ex attraverso l’invio di messaggi vocali con minacce ed offese, pedinandola e raggiungendola in un bar dove l’ha ripetutamente offesa arrivando anche a presentarsi sotto l’abitazione in spregio al provvedimento cautelare. Per questi fatti, successivi a quelli che l’hanno visto ora finire in carcere, il 66enne deve ancora essere giudicato.