Avere l’epatite C senza saperlo. Un rischio che può essere evitato grazie a un semplice prelievo del sangue, gratuito, che si può eseguire insieme ad altri esami ematici anche facendone richiesta direttamente allo sportello del centro prelievi, senza prescrizione medica.
Così funziona lo screening per l’epatite C, che il ministero della Salute, di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze, ha deciso di prorogare fino al 31 dicembre 2025. In Emilia-Romagna, una delle prime Regioni ad aderire alla campagna di prevenzione a livello nazionale, dal 2022 – anno di avvio – al 31 dicembre 2024 sono 560.734 i cittadini che hanno effettuato il test, collocandola al primo posto in Italia per indice di copertura della popolazione generale destinataria. Uno strumento che ha permesso di intercettare 1.206 persone risultate positive al secondo test di conferma – che fa seguito al primo esame del sangue, se positivo – e di avviare al trattamento terapeutico 903 pazienti.
Le adesioni sono più che raddoppiate negli anni, anche grazie alla campagna di comunicazione del servizio sanitario regionale “C devi pensare”, e adesso la Regione fa un altro passo avanti: è infatti capofila di un progetto recentemente approvato e finanziato con 400mila euro dal ministero della Salute, che coinvolge anche Lombardia, Lazio, Toscana, Campania e Sicilia. Obiettivi del programma di durata biennale “Strategie territoriali e multidisciplinari per rafforzare il Linkage to Care e la Cascata di cura dell’HCV: verso l’eliminazione dell’Epatite C entro il 2030” sono sostanzialmente tre: analizzare l’intero percorso di diagnosi e cura dell’epatite C, poiché le regioni hanno sviluppato modalità differenti per lo screening del virus HCV, responsabile della malattia; strutturare Reti per la prevenzione e la presa in carico di persone con HCV che integrino servizi specialistici/ospedalieri, servizi territoriali, centri per le infezioni sessualmente trasmesse e Terzo settore; progettare e implementare programmi mirati per migliorare l’accesso allo screening delle popolazioni più vulnerabili.
“L’Emilia-Romagna è stata tra le prime Regioni a partire con lo screening, e continuiamo ad essere quella con la copertura più alta tra la popolazione generale- commenta l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi-. Il nuovo progetto, di cui siamo orgogliosi di essere capofila, ci vedrà parte attiva nel concorrere al raggiungimento di un obiettivo ambizioso, fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità: eliminare l’epatite virale C come principale minaccia per la salute pubblica entro il 2030. Per questo è importante che sempre più cittadini decidano di sottoporsi allo screening, fondamentale per individuare i casi non ancora diagnosticati: parliamo- aggiunge Fabi- di persone inconsapevoli di aver contratto il virus, magari da tempo, che possono così essere prese in carico dal Servizio sanitario pubblico, effettuare una visita specialistica e iniziare, se necessario, il trattamento terapeutico”.
I destinatari dello screening
3 le tipologie di destinatari, individuati dal ministero della Salute, che possono effettuare lo screening: ‘target 1’ cittadini nati tra il 1969 e i 1989, iscritti all’anagrafe sanitaria (inclusi gli Stranieri temporaneamente presenti – STP); ‘target 2’ le persone seguite dai Servizi pubblici per le Dipendenze (SerD) e ‘target 3’ i detenuti in carcere, in entrambi i casi indipendentemente da età e Paese di provenienza.
Lo screening in Emilia-Romagna: i dati al 31 dicembre 2024
Sono 1.373.642 i cittadini destinatari dello screening in Emilia-Romagna, nelle tre categorie previste: 1.332.220 nati tra il 1969 e il 1989, 30.440 seguiti dai SerD e 10.982 detenuti. Dal 2022, quando fu introdotto, al 31 dicembre 2024, complessivamente 560.734 cittadini lo hanno effettuato, con una percentuale di copertura sulla popolazione target complessiva del 40,8% a livello regionale, in crescita rispetto a fine 2023, quando si assestava al 32%, e più che raddoppiata rispetto al 2022, quando era ferma al 17,9%.
Di questi, per 1.206 (0,2% di quanti hanno effettuato lo screening) la positività è stata confermata dal successivo test: 1.110 persone sono state inviate ai centri di cura specialistici e 903 hanno iniziato il trattamento terapeutico.
“C devi pensare”: la campagna di comunicazione
Per “convincere” sempre più persone ad aderire allo screening, la Regione ha realizzato e continua a proporre una campagna di comunicazione, “C devi pensare”, incentrata sulla necessità di giocare d’anticipo. “E se per un minuto pensassi a evitare i rischi dell’epatite C”? è l’invito che lo spot video veicolato principalmente sui social rivolge ai cittadini, che possono trovare informazioni utili anche su come effettuare il test sul sito della Regione nella landing page della campagna di comunicazione www.screeningepatitec.it