Si completa la dotazione di posti letto modenesi realizzati nell’ambito dell’Hub nazionale e regionale delle terapie intensive voluto per far fronte all’emergenza COVID19. Sono stati completati al Policlinico di Modena i primi 17 dei 30 posti che saranno completamente a disposizione entro la fine della settimana. Questi 30 posti completano la dotazione di 48 posti letto complessivi di Terapia Intensiva, 18 all’Ospedale Covile di Baggiovara e 30 al Policlinico di Modena.
I nuovi posti consentiranno anche di liberare 22 posti letto nei Blocchi Operatori riportando i comparti operatori alla destinazione d’uso originaria con una positiva ricaduta sull’attività chirurgica.
“Con questi 30 posti al Policlinico – si è rallegrato l’Assessore alle Politiche della Salute della Regione Emilia – Romagna Raffele Donini – l’Hub regionale e nazionale per la terapia intensiva arriva a completamento definitivo, dopo i 18 posti letto dell’Hub già attivati a Baggiovara, 34 al Maggiore di Bologna, 14 al Sant’Orsola – sempre a Bologna – 34 all’Ospedale Infermi di Rimini e 14 a Parma. Potenziare il numero di posti letto di terapia intensiva consente non solo di essere efficaci nella cura dei pazienti colpiti da Covid in maniera più grave, riservando a loro reparti dedicati, ma allo stesso tempo evita di occupare spazi dedicati alla normale attività ospedaliera programmata, che continua ad essere assicurata salvo qualche eccezione, e che puntiamo a recuperare in tempi rapidi. La battaglia contro il Covid è ancora lunga, e noi ce la metteremo tutta, continuando a rafforzare la nostra sanità, di cui l’Hub Covid è un tassello fondamentale, che rimarrà patrimonio del nostro servizio sanitario quando l’emergenza sarà finalmente alle nostre spalle”.
“Nel visitare questa nuova struttura, la cui realizzazione è stata fortemente sostenuta dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria – ha spiegato Gian Carlo Muzzarelli, Sindaco di Modena e Presidente della CTTS – nel quadro degli investimenti previsti per la qualificazione della sanità pubblica modenese, il primo pensiero va ai pazienti che verranno assistiti grazie a queste tecnologie e agli operatori sanitari che qui lavoreranno. Non dimentichiamo che oltre alle strutture, indispensabili, serve personale qualificato per garantire il servizio ai cittadini; si tratta di medici, infermieri e operatori che stanno compiendo da mesi sacrifici eccezionali e ai quali va la gratitudine dei modenesi”.
“Oggi consegniamo alla cittadinanza una struttura importantissima per la sanità modenese e per la rete regionale nel suo complesso – ha commentato il Direttore Generale, dottor Claudio Vagnini – che ci consente di avere a disposizione trenta posti letto che si aggiungono a quelli già attivi da ottobre a Baggiovara. Grazie a questa realizzazione potremo riattivare parte dei blocchi operatori e quindi, a regime, aumentare la disponibilità di sedute chirurgiche che è stato necessario rimodulare nella fase di emergenza. Nella prima fase, infatti, come già a marzo e ad aprile, una parte della dotazione di posti COVID per la terapia intensiva era stata ottenuta dalla riconversione dei Blocchi Operatori. Nel frattempo, stiamo proseguendo la ricerca sul mercato del personale necessario per far funzionare a pieno regime la nuova struttura, che come è noto è inserita in una rete regionale più ampia e potrà supportare altre realtà emiliano-romagnole che fossero in difficoltà”
“Questa ulteriore struttura a disposizione della rete sanitaria modenese – ha affermato il Direttore Generale dell’Azienda USL dottor Antonio Brambilla – qualifica ulteriormente un sistema che, nelle difficili settimane di innalzamento della curva dei contagi, ha retto l’impatto e ha saputo accogliere ciascun paziente, anche quelli più gravi, nel contesto assistenziale più appropriato, grazie alla presenza di più servizi, come ospedali di comunità, hotel covid, Usca, assistenza territoriale, che hanno agito in integrazione con tutti gli ospedali della provincia. Nei mesi estivi si è lavorato molto per strutturare una risposta efficace e, pur con tutte le criticità, possiamo dire che i cittadini modenesi possono contare su un sistema sanitario che continuamente si adegua ai nuovi bisogni che la pandemia fa emergere. Grazie a questi nuovi posti inoltre sarà possibile riconvertire parte delle aree operatorie alla loro funzione originaria, consentendoci così di far ripartire attività chirurgiche importanti anche per i pazienti non covid. Mi unisco ai ringraziamenti ai servizi tecnici e agli operai che hanno lavorato incessantemente e anche a tutti i professionisti delle nostre aziende sanitarie che hanno fatto e stanno facendo ogni giorno un grandissimo lavoro per tutelare la nostra salute”
Come noto, Modena rientra tra le 6 strutture regionali – le altre sono a Rimini, Bologna e Parma – sempre disponibili per pazienti, Covid e non, di tutto il Paese, realizzata grazie al progetto della Regione e del ministero della Salute. Si è trattato tratta di un investimento complessivo, tra Lavori e Attrezzature Biomediche di quasi 13 milioni di euro (4.634.292 per l’Ospedale Civile, 8.284.288 per il Policlinico di Modena) la cui copertura è stata garantita da un mix di risorse statali e regionali oltre che da donazioni ricevute dall’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena.
Entrambe le strutture sono realizzate mediante l’installazione di moduli prefabbricati nelle adiacenze dell’ospedale, in aree facilmente accessibili.
“Rispetto a quello di Baggiovara – ha aggiunto l’Ing. Gerardo Bellettato, direttore del Servizio Unico Attività Tecniche – il cantiere del Policlinico presentava sin dall’inizio una notevole difficoltà realizzativa. L’edificio, infatti, doppio rispetto a quello dell’Ospedale Civile, è stato realizzato in un’area stretta, adiacente al corpo centrale. Per questo motivo, all’esterno sono ancora da completare alcuni lavori di contorno, ma la struttura è pronta e a disposizione dei clinici. Per entrambi i cantieri si è trattato di un impegno importante, dal momento che questi edifici si definiscono prefabbricati perché realizzati a moduli, ma di fatto hanno la stessa qualità, sicurezza e comfort di una struttura tradizionale. Per questo motivo, desidero ringraziare i miei collaboratori, le ditte intervenute per la realizzazione e Politecnica che ha donato il Progetto e la Direzione Lavori”.
“Ogni posto letto è stato studiato nei minimi dettagli, nonostante l’emergenza in corso, per ottenere dal progetto il massimo della potenzialità – ha commentato l’Ing. Massimo Garagnani, Direttore del Servizio Unico Ingegneria Clinica – I dispositivi medici previsti (letto specialistico, ventilatori, monitor per parametri fisiologici, sistemi infusionali, emogasanalisi), tutti di ultima generazione, sono stati selezionati non solo per le elevate prestazioni diagnostico/terapeutiche ma anche per l’elevata predisposizione a funzioni informatiche avanzate, al fine di ricevere, esportare e condividere dati con le altre applicazioni ospedaliere. Questo consentirà l’informatizzazione del flusso di lavoro e la massima disponibilità di tutti i dati clinici del paziente direttamente presso il suo posto letto a vantaggio della sicurezza e della capacità di poter prendere la migliore decisione clinica nel minor tempo possibile. All’interno della terapia intensiva sono stati inoltre inseriti 4 box che consentono un completo isolamento dei pazienti con patologie particolari rispetto a quelli ricoverati nella struttura”. Questa particolarità consentirà alla struttura, terminata la fase pandemica, di poter ospitare in tutta sicurezza, pazienti con patologie infettive, isolandoli da quelli non infetti, caratteristica funzionale a un ospedale che è sede delle Malattie Infettive e Hub per le maxi-emergenze di tipo biologico e chimico. “Desidero a questo proposito ringraziare i miei collaboratori Claudio Conti e Federico Silipo che hanno definito la progettazione tecnologica e Emanuele Giovannini e Roberto Bocchi che hanno seguito l’allestimento dei posti letto”.
“Sono ovviamente felice di veder completata questa struttura – ha aggiunto il prof. Massimo Girardis, Direttore della Terapia Intensiva del Policlinico di Modena – ma ci tengo a sottolineare ciò che tutti noi rianimatori diciamo da mesi. La Terapia Intensiva è l’ultima linea di difesa, le nostre procedure sono invasive e i pazienti che dimettiamo hanno spesso decorsi lunghi e possono avere danni a lungo termine. Per questo motivo, dobbiamo lavorare sulla prevenzione. Siamo stati aggrediti da un microrganismo intelligente che si muove come comunità. Anche noi dobbiamo reagire come comunità unita, dando una risposta univoca basata sulla responsabilità civile. Dobbiamo rispettare le regole che servono a difendere tutti i cittadini, soprattutto quelli più fragili. Uniti possiamo vincere, se ci muoviamo da soli rischiamo di perdere questa battaglia”.
Attualmente sono 239 i posti attivi in degenza ordinaria e 92 tra intensiva/semintensiva, di cui al Policlinico 157 e 46 e all’Ospedale Civile 82 e 46. I Ricoverati di oggi: 296 totali, 219 in ordinaria e 77 intensiva e semi.