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Operatori AOU immuni per il 99,9% dopo il vaccino anti-Covid-19
Da sinistra Monica Barbieri e Loretta Casolari

Dei 4.296 operatori dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria che hanno completato il ciclo vaccinale anti-Covid, ad oggi 1.391 di loro sono stati sottoposti a screening e, di questi, il 99,9% ha sviluppato gli anticorpi a distanza di quattro settimane dalla seconda dose. A dirlo è il monitoraggio clinico e immunologico post-vaccino avviato dal 15 febbraio scorso dal Servizio di Sorveglianza Sanitaria dell’AOU.

La campagna di vaccinazione contro il virus Sars-CoV2 per gli operatori del Policlinico di Modena e dell’Ospedale Civile di Baggiovara è partita il 27 dicembre 2020 (Vaccine Day) ed è proseguita per tutto il mese di gennaio 2021. L’adesione più alta si registra tra i sanitari, vaccinati per l’88% del totale.

Da metà febbraio il Servizio di Sorveglianza Sanitaria dell’AOU ha avviato il monitoraggio clinico e immunologico post-vaccino ovvero la valutazione della quantità e qualità della risposta immunitaria anti-spike indotta dalla vaccinazione a distanza di quattro settimane dalla seconda dose. Contemporaneamente, sono stati registrati gli effetti collaterali dopo la vaccinazione e nel tempo sarà verificata la reale efficacia protettiva del vaccino nei confronti della malattia causata dal virus Sars-CoV-2.

Dopo la somministrazione della prima dose di vaccino, nel 75% degli operatori non ci sono stati effetti collaterali. Dopo la seconda dose, la percentuale di chi non ha avuto alcun sintomo è scesa al 50%. Nei restanti casi sono comparsi uno o più degli effetti collaterali attesi, molti dei quali comuni o molto comuni. Il senso di debolezza e il dolore nella sede dell’iniezione sono stati i sintomi più frequenti, mentre la febbre è stata riscontrata in un caso su 3 operatori vaccinati. Nessuna reazione grave o inattesa.

Parallelamente, il numero di nuovi casi di positività al tampone tra gli operatori ha visto un calo molto consistente: nel mese di gennaio sono stati 149 i nuovi positivi a tampone, mentre, nel mese di febbraio, i nuovi casi positivi fino al momento in cui scriviamo sono 21.

Al momento gli operatori positivi assenti dal lavoro e isolati a domicilio sono 18, un numero ben lontano dal picco massimo di casi registrato il 20 novembre scorso: in quella giornata gli operatori positivi isolati erano 182.

Claudio Vagnini, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, commenta: “Questi risultati sono una conferma del fatto che la vaccinazione è la prima e unica arma che abbiamo per contrastare un virus che ancora oggi sta diffondendo contagi e mietendo vittime. Non dobbiamo avere dubbi che questa sia l’unica strada percorribile per proteggere noi stessi e gli altri e per tornare ad avere una vita e un futuro “normali”. L’Azienda sta svolgendo un lavoro molto impegnativo per tenere aggiornati in tempo reale il sistema sanitario, le istituzioni e l’opinione pubblica sull’efficacia di questi vaccini. Siamo orgogliosi di questo e assicuriamo che procederemo in tale direzione”.

“I vaccini anti Covid-19 oggi disponibili – spiega Loretta Casolari, Responsabile del Servizio Sorveglianza Sanitaria e Promozione della Salute dei Lavoratori dell’AOU di Modena – sono stati ottenuti con un enorme sforzo di ricerca e di produzione associato ad una altrettanto importante riduzione dei tempi procedurali da parte delle agenzie regolatorie. Anche le nostre ricerche confermano che tutto ciò non è andato a scapito dell’efficacia e sicurezza dei vaccini”.

Prosegue Casolari: “La valutazione dell’efficacia reale dai dati negli studi condotti in Israele, dove è stata effettuata una massiccia campagna vaccinale sulla popolazione, dimostrano una netta riduzione non solo dei casi gravi, delle ospedalizzazioni e delle morti, cosa di per sé rilevante, ma anche una netta riduzione del numero di nuovi positivi. Questo significa che il vaccino non si limita a impedire lo sviluppo della malattia, ma riduce fortemente la diffusione del virus”.

Uno studio promosso dalla Direzione Aziendale e condotto in collaborazione con la Cattedra di Medicina del Lavoro, Malattie infettive, Immunologia e Statistica Medica dell’Università di Modena e Reggio Emilia analizzerà le associazioni del tipo di riposta con variabili importanti come l’età, il genere, la presenza di comorbilità. “Tutte le unità operative sono coinvolte e per l’Azienda Ospedaliera e l’Università questo è un modello virtuoso di come le eccellenze della sanità e della ricerca possono fare un fronte comune di lotta a questo lungo periodo di pandemia”, conclude Vagnini.