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Il 2020 chiude con un pesante passivo per l’artigianato, ma la base imprenditoriale tieneCade la produzione nell’industria, mentre le costruzioni limitano la flessione nel quarto trimestre 2020. Più forte la caduta se si guarda all’intero 2020. In entrambi i settori artigiani, la pandemia non pare avere ancora influito sulla demografia delle imprese.  Questa la fotografia che emerge dall’indagine sulla congiuntura dell’artigianato realizzata da Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna.

 

L’artigianato nell’industria

La congiuntura. Nel quarto trimestre, anche a causa dell’aggravarsi della pressione della pandemia, la produzione ha subito un’ulteriore caduta dell’8,7 per cento rispetto al corrispondente trimestre del 2019. Si tratta di un risultato sensibilmente peggiore della perdita subita dalla produzione del complesso dell’industria regionale (-5,0 per cento). L’andamento del fatturato valutato a prezzi correnti ha confermato lo stesso limitato rientro della tendenza negativa (-7,7 per cento). Per il futuro, la prospettiva appare negativa a fronte dell’ampia caduta degli ordini (-7,6 per cento), anche con il contributo della componente estera (-6,2 per cento).

Il 2020. Uscito nel 2016 da una recessione durata otto anni, l’artigianato manifatturiero ha presto smarrito la via della crescita chiudendo il 2019 con una chiara flessione della produzione. Il 2020 è stato caratterizzato dagli effetti economici negativi della pandemia. Nel secondo trimestre dell’anno l’artigianato manifatturiero regionale ha sperimentato la più rapida caduta della produzione mai rilevata in un trimestre dall’inizio della rilevazione congiunturale. Con una successiva graduale e parziale ripresa dell’attività, l’anno si è chiuso con un calo della produzione del 13,9 per cento, una recessione solo leggermente meno grave di quella subita nel 2009 (-14,5 per cento).

Il registro delle imprese. A fine anno le imprese attive ammontavano a 26.885, in flessione del 2,0 per cento rispetto alla fine dello stesso mese dello scorso anno, con un calo pari a 540 imprese. La tendenza negativa domina tutti i macrosettori considerati dalla congiuntura ed è stata determinata soprattutto dalla riduzione della base imprenditoriale delle industrie della moda (-179 imprese, -3,8 per cento) e di quelle della metallurgia e delle lavorazioni metalliche (-135 unità, -2,0 per cento). Di minore impatto in termini assoluti, si segnala la flessione per le imprese della ceramica, del vetro e dei materiali per l’edilizia (-3,9 per cento).

 

L’artigianato delle costruzioni

La congiuntura. La ripresa della pandemia non ha impedito un recupero dell’attività rispetto al trimestre precedente, che ha permesso di contenere la flessione del volume d’affari rispetto all’analogo periodo del 2019 al 2,1 per cento.

Il 2020. Grazie a un graduale alleviarsi della crisi dopo il primo trimestre dell’anno, il 2020 si è chiuso con una caduta del 7,0 per cento del volume d’affari a prezzi correnti delle imprese artigiane delle costruzioni, la più ampia dall’inizio della rilevazione, anche se non si discosta da quella sofferta nel 2009 (-6,1 per cento).

Il registro delle imprese. A fine dicembre 2020 la consistenza delle imprese artigiane attive nelle costruzioni è risultata pari a 50.470, vale a dire solo 76 in meno (-0,2 per cento) rispetto alla fine del 2019. L’andamento risulta, però, peggiore rispetto a quello positivo riferito all’artigianato delle costruzioni dell’intero territorio nazionale (+0,6 per cento). La tendenza negativa per la base imprenditoriale è stata determinata da quella delle imprese operanti nella costruzione di edifici (-1,2 per cento, -86 unità), mentre le attive nei lavori di costruzione specializzati sono rimaste sostanzialmente invariate (+13 unità).