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Lapam Benessere: “Lanciamo un appello ai parlamentari. Lavorare in sicurezza anche in zona rossa è possibile”
Foto di Jo_Johnston da Pixabay

“Gli imprenditori del settore dei servizi alla persona (acconciatura, estetica, tatuaggio e piercing) intendono porre l’attenzione su una serie di criticità che hanno interessato il comparto a seguito del Dpcm del 2 marzo scorso che ha prescritto la chiusura delle attività nelle zone rosse. Una scelta, questa, che continuiamo a considerare difficile da comprendere, dal momento che i nostri saloni e locali sono più che sicuri, sia per quanto riguarda l’utilizzo di dispositivi medici di protezione per il personale addetto ai servizi che per l’impiego di materiali adeguati alle prestazioni eseguite, ma anche sotto il profilo del contingentamento delle persone, oltre che per il rispetto delle distanze per la clientela. E, non dimentichiamolo, sono decisamente più sicuri rispetto agli abusivi che operano in casa o che vanno in casa dei cittadini, con rischi di contagio e l’impossibilità di controllare. La pratica dell’abusivismo, lo abbiamo già sottolineato, sta dilagando e mette in ginocchio gli operatori del settore. Per questo abbiamo deciso di rivolgere un appello ai parlamentari modenesi perché si facciano portavoce delle nostre richieste”.

Gian Carlo Santunione, presidente Lapam Benessere, torna a parlare e questa volta è per rilanciare l’appello che Lapam Confartigianato Benessere ha fatto ai parlamentari modenesi e reggiani.

L’appello ha tre punti principali.

Il primo è che gli investimenti e le precauzioni adottati per l’adeguamento ai protocolli di sicurezza per garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro e per evitare la diffusione del coronavirus, garantiscono nei saloni e nei locali aziendali elevati ed efficaci livelli di prevenzione, ulteriori peraltro alle già rigide misure di sicurezza normalmente rispettate dagli operatori del settore a tutela della salute della propria clientela.

Come secondo punti si evidenzia come i saloni e i centri dove vengono prestate le attività di servizi alla persona non possono in alcun modo essere intesi quali luoghi di assembramento, tanto che consentono l’accesso dei clienti solo tramite prenotazione e su appuntamento con rigorosi protocolli di igiene e il mantenimento dell’elenco delle presenze per almeno 14 giorni.

Infine Lapam Benessere spiega che permettendo la regolare apertura delle attività le imprese potrebbero contare sugli introiti derivanti dai servizi e dalle prestazioni resi alla propria clientela, senza gravare sui conti pubblici per gli ammortizzatori sociali ma anzi contribuendo in quota parte alla fiscalità generale.